sabato 26 luglio 2008
lunedì 14 luglio 2008
venerdì 20 giugno 2008
lunedì 16 giugno 2008
Il cristiano predica bene e razzola di merda
Oggi mi è capitato di assistere a un dibattito televisivo, su una tv privata, riguardante i rapporti tra Islam e Cristianesimo. Più precisamente, il dibattito prendeva spunto da un quesito: E' giusto costruire delle moschee in Italia con isoldi degli italiani.
A un certo punto del dibattito arriva la telefonata da casa. Uno telespettatore da Firenze si domanda, Ma se andassimo noi da "loro" e chiedessimo di costruire una chiesa cristiana ci darebbero il permesso?
Molto probabilmente no, rispondo io, e allora?
Questo è un atteggiamento e un discorso stupido e fortemente anti-cristiano, che moltissimi cattolici fanno.
Se il cattolico critica l'islamico perchè non rispetta la religione altrui e quindi per questo ritiene l'Islam in qualche misura, inferiore al Cristianesimo, il cattolico dovrebbe al contrario aprire le porte alle altre religioni, aiutando la diffusione di luoghi sacri nei quali professare il proprio credo, in armonia con gli abitanti di quella nazione e con la religione nazionale. In questo modo mostrerebbe il giusto comportamento, in nome dell'unione e del rispetto dei popoli. Questo insegnerebbe la Bibbia. Invece no.
Il cristiano dice: se lui si comporta male con me, perchè io devo comportarmi diversamente con lui? In questo modo il cristiano si mette sullo stesso livello di quello che ritiene inferiore a lui, perchè irrispettoso.
Se io vado a cena da Tizio e questo non si comporta con me da buon padrone di casa, quando Tizio verrà a cena da me, io (secondo il ragionamento cristiano) dovrei trattarlo nello stesso modo, invece che dimostrare la mia superiorità (intellettuale e umana) prendendomi cura del mio ospite.
Questa è un'altra dimostrazione dell'ipocrisia e stupidità della religione Cristiana. Convinta di essere l'unica portatrice della Verità. Il Dalai Lama disse "Se la scienza dovesse dimostrare in modo definitivo un’affermazione contraria agli insegnamenti tradizionali bubbisti, allora dovremo cambiare gli insegnamenti tradizionali buddisti.” Questa è vera saggezza. Convinzione nel proprio credo, ma non chiusura assoluta alle altre verità possibili. Ve lo immaginate il Papa dire una cosa del genere? No, lui, al contrario, attacca la scienza, almeno che non sia fedele allo spirito cristiano.
Personalmente fatico molto a trovare qualche legame positivo con il Cristianesimo. D'altro canto non ci si può aspettare molto da una religione che come suo simbolo ha uno strumento di morte. Parafrasando Luciano De Crescenzo, se Gesù Cristo fosse vissuto ai giorni nostri, ora la gente andrebbe in giro con piccole sedie elettriche d'oro appese al collo. O se fosse vissuto durante la Rivoluzione Francese avremmo ghigliottine appese agli altari.
"E per fortuna che Gesù non era masochista, a quest'ora avremmo crocifissi con un'erezione." (D. Luttazzi - "Satyricon")
martedì 10 giugno 2008
domenica 8 giugno 2008
Intervista a Di Pietro
Riporto l'intervista ad Antonio Di Pietro pubblicata su La Repubblica di oggi sulla nuova vaccata-berlusconiana.
Antonio Di Pietro: «Con quella legge lì, Mani Pulite sarebbe nata e subito morta. Perché Mario Chiesa lo abbiamo arrestato in flagranza, sì, ma solo perché era sotto intercettazione. E così tutti gli altri dopo di lui».
La Repubblica: Divieto assoluto di intercettazioni, cinque anni a chi le esegue e a chi le pubblica. Onorevole Di Pietro, il premier Berlusconi ci riprova. Ma stavolta i numeri della maggioranza sono dalla sua.
Antonio Di Pietro: «È un progetto criminogeno, che noi di Idv tenteremo di contrastare, dentro e fuori il Parlamento. Se necessario anche facendo ricorso al referendum. Perché non è degno di uno stato di diritto che di fronte a un problema reale, il crimine, vengano eliminati gli strumenti a disposizione per combatterlo».
La Repubblica: La stretta farebbe salve le inchieste su criminalità organizzata e terrorismo. Ma non i reati per corruzione e concussione. Insomma, i reati dei colletti bianchi. Cosa vuol dire?
Antonio Di Pietro: «Intanto, vuol dire che il governo rinuncia a perseguire anche la grande criminalità. Perché per scoprire che un gruppo di persone delinque in modo organizzato, che una serie di reati specifici fanno parte di un disegno criminoso, occorrono prima indagini, intercettazioni, appunto. Nel momento in cui impediscono di farle, escludono la possibilità di risalire all´organizzazione».
La Repubblica: Ha la sensazione che si tratta di una legge ad personam?"
Antonio Di Pietro: «È il solito modello berlusconiano. Mano dura nei confronti dei più deboli e occhio di riguardo verso gli amici. Piuttosto la definireri una legge ad personas. In favore di quelle che fanno parte della casta. Ecco cos´è, una norma salva casta».
La Repubblica: Carcere per i giornalisti, pesanti multe per gli editori. Ha l´impressione che nel mirino ci sia l´informazione?
Antonio Di Pietro: «Altro che impressione, è proprio così. Con l´intento evidente di impedire all´opinione pubblica di conoscere quel che di illecito accade dentro il palazzo del potere».
La Repubblica: Ammetterà che in questi anni non sono mancati gli eccessi. Dialoghi privati intercettati e poi immotivatamente pubblicati.
Antonio Di Pietro: «Distinguiamo tra intercettazioni lecite e quelle illegalmente acquisite. Queste ultime, tipo Telecom o Pio Pompa per intenderci, non vanno pubblicate. Ma per quelle lecite, va solo evitato che la pubblicazione avvenga prima del deposito degli atti. Il resto deve essere rimesso alla deontologia del giornalista, che non può essere definito tale se scrive dei baci mandati via sms da Anna Falchi a Ricucci. Non per questo, però, l´opinione pubblica deve restare all´oscuro del traccheggio tra i furbetti del quartierino e il governatore della Banca d´Italia».
La Repubblica: Il Guardasigilli Alfano ha ricordato che le intercettazioni pesano per il 33 per cento della spesa complessiva per la Giustizia: «Un eccesso». Concorda?
Antonio Di Pietro: «Perché non risparmia anche sul restante 70 per cento? Magari riducendo le indagini di polizia e carabinieri? I tagli vanno fatti agli sprechi a tutti i livelli, non sugli strumenti dei magistrati. Il ministro dovrebbe ricordare che negli ultimi dieci anni sono stati confiscati ai criminali e depositati presso gli uffici postali 1 miliardo 560 milioni. Quanto una mini manovra. Anche grazie alle intercettazioni. Peccato che quel tesoro giaccia inutilizzato: noi proponiamo che venga invece impiegato per il funzionamento della giustizia. Se Alfano ha bisogno di soldi, li recuperi da lì, non impedisca agli inquirenti di lavorare».
Antonio Di Pietro: «Con quella legge lì, Mani Pulite sarebbe nata e subito morta. Perché Mario Chiesa lo abbiamo arrestato in flagranza, sì, ma solo perché era sotto intercettazione. E così tutti gli altri dopo di lui».
La Repubblica: Divieto assoluto di intercettazioni, cinque anni a chi le esegue e a chi le pubblica. Onorevole Di Pietro, il premier Berlusconi ci riprova. Ma stavolta i numeri della maggioranza sono dalla sua.
Antonio Di Pietro: «È un progetto criminogeno, che noi di Idv tenteremo di contrastare, dentro e fuori il Parlamento. Se necessario anche facendo ricorso al referendum. Perché non è degno di uno stato di diritto che di fronte a un problema reale, il crimine, vengano eliminati gli strumenti a disposizione per combatterlo».
La Repubblica: La stretta farebbe salve le inchieste su criminalità organizzata e terrorismo. Ma non i reati per corruzione e concussione. Insomma, i reati dei colletti bianchi. Cosa vuol dire?
Antonio Di Pietro: «Intanto, vuol dire che il governo rinuncia a perseguire anche la grande criminalità. Perché per scoprire che un gruppo di persone delinque in modo organizzato, che una serie di reati specifici fanno parte di un disegno criminoso, occorrono prima indagini, intercettazioni, appunto. Nel momento in cui impediscono di farle, escludono la possibilità di risalire all´organizzazione».
La Repubblica: Ha la sensazione che si tratta di una legge ad personam?"
Antonio Di Pietro: «È il solito modello berlusconiano. Mano dura nei confronti dei più deboli e occhio di riguardo verso gli amici. Piuttosto la definireri una legge ad personas. In favore di quelle che fanno parte della casta. Ecco cos´è, una norma salva casta».
La Repubblica: Carcere per i giornalisti, pesanti multe per gli editori. Ha l´impressione che nel mirino ci sia l´informazione?
Antonio Di Pietro: «Altro che impressione, è proprio così. Con l´intento evidente di impedire all´opinione pubblica di conoscere quel che di illecito accade dentro il palazzo del potere».
La Repubblica: Ammetterà che in questi anni non sono mancati gli eccessi. Dialoghi privati intercettati e poi immotivatamente pubblicati.
Antonio Di Pietro: «Distinguiamo tra intercettazioni lecite e quelle illegalmente acquisite. Queste ultime, tipo Telecom o Pio Pompa per intenderci, non vanno pubblicate. Ma per quelle lecite, va solo evitato che la pubblicazione avvenga prima del deposito degli atti. Il resto deve essere rimesso alla deontologia del giornalista, che non può essere definito tale se scrive dei baci mandati via sms da Anna Falchi a Ricucci. Non per questo, però, l´opinione pubblica deve restare all´oscuro del traccheggio tra i furbetti del quartierino e il governatore della Banca d´Italia».
La Repubblica: Il Guardasigilli Alfano ha ricordato che le intercettazioni pesano per il 33 per cento della spesa complessiva per la Giustizia: «Un eccesso». Concorda?
Antonio Di Pietro: «Perché non risparmia anche sul restante 70 per cento? Magari riducendo le indagini di polizia e carabinieri? I tagli vanno fatti agli sprechi a tutti i livelli, non sugli strumenti dei magistrati. Il ministro dovrebbe ricordare che negli ultimi dieci anni sono stati confiscati ai criminali e depositati presso gli uffici postali 1 miliardo 560 milioni. Quanto una mini manovra. Anche grazie alle intercettazioni. Peccato che quel tesoro giaccia inutilizzato: noi proponiamo che venga invece impiegato per il funzionamento della giustizia. Se Alfano ha bisogno di soldi, li recuperi da lì, non impedisca agli inquirenti di lavorare».
venerdì 6 giugno 2008
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